…che vita sarebbe, senza Facebook!

Facebook

Che vita sarebbe, oggi, senza Facebook? Mark Zuckerberg non avrebbe mai immaginato, dieci anni fa, di ritrovarsi a rispondere ad una domanda di tal portata. Perché il “Faccialibro” oggi è un fenomeno di massa ben consolidato, ed agisce in modo diretto sul nostro quotidiano, influenzando anche la sfera privata. Dal 2004 ad oggi la rete di collegamenti è praticamente esplosa: partita dal campus universitario di Havard (Facemash, il primo embrione di Facebook, registrò in una notte 450 accessi che guardarono 22 mila foto) nel 2014 il social network di Zuckerberg ha plasmato la vita e le abitudini più o meno di 1,23 miliardi di utenti attivi al mese.

E l’icona tanto blasonata del celebre pollice all’insù, entrata in funzione nel febbraio 2009, ha aumentato in maniera esponenziale l’interazione degli utenti, aprendo anche la feconda stagione (ancora in atto) degli investimenti pubblicitari. Oggi i “Likes” quotidiani superano quota 6 miliardi.

Ma prima del “Mi Piace”, arriva la chat! La messaggistica istantanea fa la sua comparsa nell’aprile 2008. Complice anche lo sviluppo delle applicazioni per mobile, in breve tempo i messaggi attraverso la piattaforma soppiantano i tradizionali sms. Dall’inizio del 2012 ne sono stati inviati 7.800 miliardi.

Inoltre, se fino al 2006 la registrazione era limitata agli studenti dei campus universitari, negli ultimi anni Facebook ha preso sempre più piede a livello internazionale, tanto che oggi più di 8 utenti attivi su 10 risiedono fuori dagli Usa e dal Canada. Con il lancio dell’applicazione per iOs e l’esplosione sul mercato degli smartphone, il “Faccialibro” continua a guadagnare consensi, socialnkbasti pensare che oggi gli utenti mensili che accedono da mobile sono 945 milioni.

E la piattaforma non sembra affatto intenzionata a rallentare il ritmo. Lo afferma Mark Zuckerberg in persona, in un appassionante post di ringraziamento in occasione dei 10 anni di attività del suo social network: “Nei prossimi dieci anni, avremo l’opportunità e la responsabilità di connettere un numero sempre maggiore di persone, continuando a fornire il nostro servizio nel miglior modo possibile”. Ed allora, cos’altro aggiungere se non…ad maiora!