L’Intervista del Mese: Franco Bonera

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Nato negli anni ’50 ha dedicato la sua vita al giornalismo. Anni e anni trascorsi alla Gazzetta dello Sport, poi il grande cambio. Come si diventa direttore di due settimanali come Novella 2000 e Visto?
Lo si diventa dopo anni e anni di lavoro, di conoscenza di questo mestiere, di lavoro accanto a direttori da cui si impara tanto. Io avevo altre direzioni alle spalle, ma la vera novità è stata la direzione di due settimanali insieme. Due giornali diversi, con esigenze diverse e pubblico distinto.

Dal calcio al gossip, l’avrebbe mai detto?
No, a dire il vero no. Ammetto però che si tratta di due temi molto popolari che, soprattutto negli ultimi anni, si ritrovano a confluire, visto che i calciatori stanno diventando il soggetto principale del gossip. La matrice comune è il fatto che piacciono alla gente, e quindi vanno affrontati con un linguaggio popolare e con il piacere di rivelare dei retroscena rispetto a quello che si vede. Del resto anche la Gazzetta dello Sport, forse, è l’unico vero quotidiano popolare che c’è in Italia, e quindi mi sento di dire che siamo assolutamente in linea.

Che riviste sono Novella 2000 e Visto, quali le principali differenze?
Novella 2000 è una rivista di puro gossip, si parte da immagini e da notizie un po’ “paparazzate” per costruirvi una storia intorno. Diversamente Visto è un giornale che si occupa anche di cronaca, e per quel che riguarda i personaggi li va a sentire. Non parte dalla foto, ma li fa parlare. Potrei definire Visto la faccia buona del modo di affrontare il personaggio, Novella è quella meno buona. Ma si tratta di due facce della stessa medaglia, sono quasi complementari.

Qual è la dote più grande che le riconoscono sul lavoro?
Come dote tecnica sicuramente la capacità di organizzare il lavoro, ed è stata questa una delle molle che ha spinto l’editore a darmi la direzione di due giornali che vanno di pari passo. A livello più ampio, credo che mi sia riconosciuta la professionalità e la serietà con cui interpreto la professione, e che non ha nulla a che vedere con le notizie di cui tratto. L’ho sempre detto e torno a ribadirlo: si può essere seri parlando del premier Monti così come dell’ultima scappatella di Belen.

E’ facile coniugare la sfera privata con quella pubblica?
Non è facilissimo, ma la mia capacità organizzativa mi ha consentito spazi alla mia vita privata. Io ho avuto una vita impegnativa e intensa, e allo stesso tempo mi sembra di aver fatto cose buone sul lavoro. Certo, non sono il direttore che la sera partecipa a salotti o agli eventi con i personaggi, il mio lavoro finisce in redazione. C’è da dire poi che si è sempre sotto pressione, sono in contatto giorno e notte con i miei giornalisti, la settimana corta non esiste in questo mestiere, però ripeto: riesco a gestire il tutto abbastanza bene.

Il peso delle pagine pubblicitarie è forte in settimanali come Visto e Novella 2000, qual è il settore merceologico più in voga oggi?
Io è da sei anni che sono il direttore di Visto, da poco più di un anno anche di Novella 2000. Entrambi hanno registrato un incremento di pagine della moda da quando li dirigo. Questo è un settore che risentirà della crisi, perché nessuno ne è immune, ma è quello che, ad oggi, ci ha dato molto di più. Inoltre, soprattutto su Visto, il settore dei bijoux e dei gioielli ha avuto un grande incremento, al punto che abbiamo introdotto periodicamente due pagine dedicate. Ne sono contento perché sono molto belle da vedere, son ben costruite.

Tra gli inserzionisti delle sue riviste figura anche il brand Boccadamo, cosa ne pensa delle pagine pubblicitarie realizzate dalla maison?
Al di là del messaggio commerciale hanno un buon appeal anche fotografico e grafico, e quindi mi piacciono, perché impreziosiscono il giornale.

Da qualche anno la scelta della prima linea della maison è quella di puntare su volti non noti, per esaltare la bellezza femminile in toto. Eclatante esempio è il caso di Ivana Mrazova, volto Boccadamo nel 2011 scelto al fianco di Gianni Morandi per la conduzione del Festival di Sanremo lo scorso Febbraio. Crede che si tratti di una giusta strada da percorrere?
Credo che si tratti di una scelta intelligente, oltre che conveniente. In molti casi infatti, quando si sceglie un personaggio molto popolare, il rischio è che vampirizzi il prodotto. A volte invece accade il contrario, vale a dire che grazie ad una campagna pubblicitaria ben fatta la modella viene visionata e viene alla ribalta, ed il caso della Mrazova è emblematico da questo punto di vista. Se io fossi un imprenditore seguirei proprio questa strada: puntare su una bellezza femminile che non sia già etichettata come personaggio, perché può colpire di più.

Franco Bonera colleziona qualcosa di originale?
Adesso non più, ma per venti anni ho collezionato maialini di tutti i materiali e di tutti i formati. Ne ho raccolti più di tremila, ho riempito casa. Ho iniziato un po’ per caso un po’ per destino: fin da bambino il mio giocattolo preferito era un porcellino di gomma. Andando avanti ho avuto vari portafortuna, sempre a forma di porcellino. Una volta ero in un mercatino, ed ho visto maialino carinissimo, e da lì ho deciso di collezionarli. Poi mi hanno aiutato anche gli amici, che mi riportavano questo souvenir da ogni parte del mondo. Ho scritto anche un libro sulla simbologia che si cela dietro questo animale. E’ stato un hobby molto totalizzante, ho deciso di smettere quando la cosa era diventata ingestibile, non sapevo più dove metterli. Adesso ho smesso di collezionare oggetti: come idea mi piace, però mi condiziona troppo, rischia di diventare un’ossessione.