L’intervista del mese: Lorenzo Scaccia

Lorenzo_ScacciaQuando ha capito che il suo futuro poteva essere nel marketing?
Ho capito che il mio futuro sarebbe stato nel marketing e nella comunicazione d’impresa quando all’università ho iniziato a frequentare i primi corsi e ad ascoltare le lezioni di importanti luminari del settore.

Quando era bambino cosa voleva fare da grande?
Rispondo con un sorriso: da piccolo avrei voluto fare il falegname, adoravo l’odore del legno. Crescendo gli interessi sono cambiati e la predisposizione naturale ad alcune discipline ha fatto il resto.

Quanto è importante la comunicazione per un’azienda?
E’ di estrema importanza. Se non instauri un dialogo costante con l’ampia platea di interlocutori del tuo mercato di riferimento, non esisti! Una buona comunicazione è in grado di stimolare atteggiamenti e comportamenti delle persone, come poterne fare a meno?

Lei ha 28 anni, eppure è stato capofila di scelte coraggiose ed azzardate, come il product placement nel film di Massimo Boldi, nonché dell’ultima campagna pubblicitaria. Quanto subisce il fascino delle sfide?
Le decisioni aziendali sono sempre il frutto di una valutazione congiunta con il Comm. Boccadamo e con il collega Giuseppe Martini, le sfide sono davvero il motore di questo lavoro, è per questo che frequentemente mi faccio promotore di progetti ambiziosi ma soprattutto all’altezza di un’azienda come la Boccadamo.

Qual è il suo motto?
“Possiedi i contenuti, le parole seguiranno”. (Catone)

Com’è Lorenzo Scaccia nella vita di tutti i giorni?
Una persona leale ed intraprendente. La filosofia dello “Yes Man” mi appartiene, mi riferisco a quel pensiero che ti porta a non precluderti strade e nuove esperienze così da vivere una vita profonda ed intensa.

Qual è cosa che più le fa male?
La non lealtà delle persone.

Quella a cui tiene di più?
La serenità delle persone a cui voglio bene.

Come si vede fra dieci anni?
Mi auguro di costruire un nucleo familiare tutto mio e di raggiungere la soddisfazione e l’appagamento professionale.

I giovani oggi vengono accusati di non aver più ambizioni, lei invece è riuscito a fare un lavoro congruo alla sua formazione. Si sente un esempio?
Posso sì essere considerato un esempio ma soltanto con i dovuti “se” e “ma”. Nel mio caso c’è stata anche la lungimiranza di una persona che ha creduto, fin dal principio, in me. Il merito non è mai del singolo.