Il ritorno di Dalì a Parigi

dali-centre-pompidou-afficheDopo ben 33 anni dall’ultima retrospettiva record, che contò 900.000 visitatori, ritorna nella capitale francese il mago del surrealismo Salvator Dalì, con una mostra interamente dedicata al suo eccellente operato, fatto di dipinti, sculture, film, documenti e disegni. Una kermesse che durerà fino al 25 marzo, presso il Centro Pompidou, l’istituzione culturale parigina per eccellenza interamente dedicata all’arte moderna e contemporanea. “L’artista dei paradossi” così definito da Alfred Pacquement, direttore del Beaubourg, amato e odiato, conosciuto come un giocoliere, un manipolatore di idee decontestualizzate, un abile poeta che guarda oltre la realtà, venuto dalla lontana Catalogna, riesce ancora a stupire milioni di persone, amanti delle bizzarre suggestioni. Una mostra ideata e diretta diligentemente da quattro curatori: Jean-Hubert Martin, Montse Aguer, Jean-Michel Bouhours e Thierry Dufrene, che sapientemente hanno selezionato opere inedite, fornite grazie a prestiti internazionali. Una foto suggestiva, in bianco e nero, nitida, scattata da Philippe Halsman, che ritrae Dalì nudo in posizione fetale all’interno di un uovo gigante, icona ricorrente nelle sue opere che simboleggia speranza e amore, stravagante, a tratti buffa, apre il percorso tematico, sviluppato secondo un ordine tematico e al contempo cronologico, di opere che si sono susseguite nel tempo, riflesso di un’intera vita dedicata all’arte e alle sue infinite applicazioni. Con capolavori che hanno fatto la storia del surrealismo, come “La persistenza della memoria” del 1931, o “L’enigma senza fine” realizzato nel 1938, il delirio è assicurato”